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Introduzione ad Hokuto no Ken

Hokuto No Ken, Fist of the North Star, Ken il Guerriero, Ken le survivant, i nomi più disparati per il lavoro più conosciuto ed avvincente realizzato da Tetsuo Hara; Hokuto no Ken narra l'incredibile ed epocale vicenda di Kenshiro, discendente della divina scuola Hokuto Shinken, la cui vita è segnata da una lunga ed avvincente serie di combattimenti, una miriade di morti e resurrezioni, ed un'interminabile ricerca di un amore perduto...

La saga di Hokuto no Ken nasce in madre patria sotto forma di fumetto a partire da 13 settembre 1983 sulle pagine di Shonen Jump della Shueisha (e successivamente toccherà alla serie tv); gli autori di quello che diventa quasi subito un vero e proprio manga culto sono il già  conosciuto Tetsuo Hara e Yoshiyuki Okamura, un ecclettico sceneggiatore che ama firmarsi con svariati pseudonimi, tra cui Bronson.

Hokuto no Ken (il cui titolo si può tradurre "Il colpo della stella del Nord") si presenta subito come un vincente mix dei più importanti stereotipi della cultura e del fumetto giapponese: l'olocausto nucleare, le arti marziali, il senso del sacrificio, la tristezza, il dolore e l'amore sono tutti mirabilmente rappresentati non tanto grazie alla figura di Kenshiro, figura molto distaccata, ma attraverso i numerosi personaggi che, specie nella prima serie, assumono uno spessore e una personalità davvero senza pace (specie i cattivi come Raoul).

Il lavoro di Bronson si rivela in più punti davvero eccezionale, sia per i continui colpi di scena, sia per l'introspezione psicologica dei personaggi, anche se nell'arco dell'intera opera (27 volumi) si può notare una discrepanza tra una prima parte (fino al volume 15 che corrisponde alla fine della prima serie tv, con la morte di Raoul) in cui la storia è ben strutturata, e una seconda metà che diventa in più punti farraginosa e a tratti contraddittoria.

Stesso discorso vale per il tratto di Hara, ormai maturo, che si esprime più che con l'uso del retino, attraverso un elegante chiaro-scuro e un tratteggio raffinato che, però perde molta della sua efficacia nell'ultima parte della narrazione in cui i disegni appaiono addirittura abbozzati (ed è un chiaro sintomo di stanchezza che Hara attribuì a problemi di salute)...